Ce lo conferma fin il dal 1614 il letterato poeta Alessandro Tassoni che nel suo poema eroicomico La secchia rapita fa derivare questa conformazione direttamente da Giove, il quale prendendo a schiaffi i poveri reggiani in fuga dopo una sconfitta coi modenesi avrebbe così definitivamente modificato l’aspetto dei reggiani. Ripercorrere la storia a ritroso fino a scoprire da dove trae origine tale caratteristica potrebbe essere un viaggio molto lungo. Antiche infatti sono le origini degli abitanti reggiani: dalle tracce del paleolitico ai villaggi del neolitico. Dopo un’intensa fase di abitazione etrusca -specialmente verso l’area modenese – e gli insediamenti di Celti e Liguri (da questi sembra derivino le famose teste quadre ma anche, probabilmente, l’introduzione dell’allevamento dei maiali, economia ancora oggi rilevante per il reggiano) si avvia, intorno al 193 a.C. la colonizzazione romana, che porterà alla fondazione del castrum di Regium Lepidi, la Reggio Emilia che conosciamo oggi.
Matilde di Canossa e il suo casato monopolizzano la politica e influenzano il territorio reggiano nel Medioevo: del 1077 è la storica umiliazione di Canossa dell’imperatore Enrico IV. Dopo secoli di alterne vicende nel 1402 Reggio Emilia viene conquistata da Niccolò d’Este ed entra a fare parte dei possedimenti della famiglia Estense, a cui apparterrà anche quando, nel 1598 Ferrara tornerà di proprietà del Papa e Cesare d’Este sposterà la nuova capitale a Modena (con sommo sdegno dei reggiani che, per rivalsa, faranno erigere la Basilica della Beata Vergine della Ghiara come segno della loro importanza e ricchezza). Reggio Emilia fu anche la città in cui venne creato il tricolore, la bandiera italiana, usata come simbolo nella Campagna d’Italia e nelle successive guerre d’indipendenza nazionale e oggi sancita, nelle sue forme e colori, dalla Carta Costituzionale. L’Otto e Novecento, anni di incredibile evoluzione economica e sociale anche per il territorio reggiano, portano alla nascita del movimento cooperativo. Partendo infatti dal mondo agricolo con le Società di mutuo soccorso, si estenderanno a molti settori produttivi facendo oggi, della cooperazione, un elemento caratterizzante dell’economia del territorio. Grande fu, tra il 1943 e il 1945 il contributo di coraggio e sangue al movimento partigiano di liberazione nazi-fascista, come dimostra l’uccisione, diventata simbolo di quegli anni, dei sette fratelli Cervi. Nel dopo-guerra gli anni di boom non hanno mancato di incidere sul territorio reggiano, che è diventato una delle realtà economiche più rilevanti sul piano nazionale senza mai dimenticare, e anzi riservando sempre studio e risorse, ad una contestuale crescita sociale, come dimostra il consolidamento di un sistema sanitario d’eccellenza e di un percorso educativo 0-6 definito nel 1991 dal settimanale americano Newsweek “il più bello del mondo”.