La crescita delle diseguaglianze e della povertà mette a rischio la democrazia: è il presupposto da cui parte il confronto tra Romano Prodi e François Bourguignon, ex capo economista della Banca Mondiale. I due “big”, moderati da Riccardo Iacona, ne discutono domani ai Social Cohesion Days di Reggio Emilia. Il Festival Internazionale della Coesione Sociale si chiude con un’anteprima: il documentario “Lampedusa in winter” di Jakob Brossmann. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito
La democrazia, inclusiva e partecipativa, presuppone sempre un’economia e un mercato che siano equi. A partire dagli anni Ottanta, invece, nella maggior parte dei paesi sviluppati la distribuzione dei redditi è divenuta sempre più diseguale e sempre più concentrata a vantaggio di alcune fasce privilegiate; per questo il dibattito economico e politico è sempre più incentrato sui temi della disuguaglianza dei redditi e degli standard di vita delle persone e delle loro famiglie. Sabato 28 maggio nell’ambito dei Social Cohesion Days a Reggio Emilia (www.socialcohesiondays.com) si confrontano su “Disuguaglianza, democrazia e coesione sociale” due nomi d’eccezione: Romano Prodi, fondatore e presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, e Francois Bourguignon, ex capo economista della Banca Mondiale, che – moderati da Riccardo Iacona – ripercorrono le cause delle crescenti disuguaglianze nel mondo, il legame con il progresso tecnologico e la globalizzazione e le strategie in grado di ridurre il fenomeno (18.00, Teatro Cavallerizza).
Durante la crisi in molti paesi sviluppati risultano notevolmente aumentate le disuguaglianze dei redditi di mercato (retribuzioni lorde e redditi da capitale, senza considerare la tassazione e i trasferimenti servizi del welfare). Inoltre, un numero crescente di ricerche evidenzia come un’eccessiva disuguaglianza impatti negativamente sulla crescita economica e sulla coesione sociale (per esempio inibendo la possibilità delle fasce più svantaggiate di investire nell’istruzione dei propri figli), e come una troppo sbilanciata concentrazione dei redditi riduca il benessere di una larga porzione di individui, ancora una volta minando la coesione sociale e l’esistenza di un welfare state universale.
Gli altri appuntamenti di sabato 28 maggio
I Social Cohesion Days sono anche una vetrina di storie: ne sono state raccolte decine, dal Nord al Sud Italia, dalla grande realtà cooperativa alla piccola associazione di volontari, da chi guarda alla tradizioni e chi investe sull’innovazione. “La coesione attraverso le storie: le buone prassi si raccontano” non è solo una carrellata di racconti, ma si parte da questi per trovare i nessi, le connessioni, il tessuto complesso della coesione sociale italiana (10.00 Musei Civici, Portico dei Marmi).
Qualcuno la chiama “pornografia del dolore”, e la definisce uno sfruttamento dei drammi altrui per ottenere denaro. Qualcun altro, invece, pensa che mettere lo spettatore di fronte a immagini forti serva per spingerlo a reagire a un’ingiustizia. Il dibattito va avanti da anni e, nel mondo della cooperazione e comunicazione sociale, con particolare intensità. Lo riprende il videomaker Stefano Bellumat per capire a che punto siamo, nell’incontro “Comunicare il sociale oltre la pornografia del dolore” (12.30, Teatro Cavallerizza).
Il pomeriggio del festival prosegue sul tema dell’immigrazione: la crisi dei rifugiati è un fenomeno globale e purtroppo in continua crescita a causa delle guerre – in particolare il caso della Siria – ma anche delle forti disuguaglianze economiche e dei disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici. L’Unione Europea fin dal Trattato di Amsterdam entrato in vigore nel 1999 ha sottoscritto un accordo per adottare un sistema di asilo comune. La coesione tra gli Stati, tuttavia, si è dimostrata modesta di fronte al costante flusso dei migranti forzati in particolare a partire dallo scorso anno, durante il quale più di 320.000 profughi e migranti sono arrivati in Europa attraverso la rotta del Mediterraneo. È sempre Riccardo Iacona a moderare il dibattito “La governance dell’accoglienza, oltre la “crisi umanitaria” (16.00, Teatro Cavallerizza).
Il festival si chiude alle 21 con una proiezione in anteprima nazionale del documentario “Lampedusa in winter” di Jakob Brossmann. È inverno. Lampedusa, «l’isola dei rifugiati», ha un’aria desolata. I turisti se ne sono andati e gli immigrati ancora rimasti lottano per essere trasferiti sul continente. Dato che il vecchio traghetto che collegava l’isola con la terraferma è bruciato, il sindaco Giusi Nicolini e i pescatori stanno cercando un’altra imbarcazione. Il trasporto dei rifugiati avviene infine per via aerea, mentre i pescatori occupano il porto in segno di protesta. Ora Lampedusa è isolata. Le scorte di cibo si stanno esaurendo e i manifestanti cominciano a litigare tra loro. Una piccola comunità ai confini d’Europa e la sua strenua lotta per la solidarietà con i rifugiati africani. Un film a basso costo (113mila euro), indipendente, realizzato da un team di 6 persone, regista compreso. Due inverni vissuti a Lampedusa per documentare, in punta di piedi e con grande sensibilità, come vivono gli abitanti dell’isola più citata ma meno raccontata da stampa e tv italiana ed europea (21.00, Teatro Cavallerizza).